
Il Diario di Roberta: Ritorni.
Ritorni di Settembre
Tornare da due mesi di vacanza non è che è difficile.
Semplicemente è impossibile. Non ho ancora disfatto le valigie, sebbene sia tornata già da una settimana. Vorrei che il profumo di mare restasse intrappolato lì dentro, tra i miei vestiti leggeri. Oggi piove, e Napoli sembra più cupa. C’è allerta meteo e mi tengo intrappolata dentro casa scorrendo le foto di questa estate che tengo conservate sulla mia chiavetta Macrì.
Ha la forma di Pulcinella, e me la invidiano in tanti: quando la tiro fuori dalla borsa mi chiedono tutti dove poterla comprare. Anche all’Università.
Che poi, a nominarla (l’Università) mi viene un’ansia pazzesca: ho i libri che mi aspettano sulla scrivania, strategicamente posizionati da mia madre mentre io non c’ero per farmeli vedere ogni volta che mi avvicino alla finestra. La furba mi conosce troppo bene e fa leva sui miei sensi di colpa senza dirmi neanche una parola.
Ieri mi sono fermata al Gambrinus, per il mio solito caffè mattutino prima dei miei vagabondaggi: mi sono sentita a casa, come quando torni da un viaggio lunghissimo e vedere i tuoi luoghi ti da un senso di familiarità e nostalgia insieme. L’effetto che mi da la mia città è questo, sempre: il luogo dove sai come muoverti, dove a guidarti sono le viscere e il cuore, che a volte ti sembra di odiare e che vuoi rinnegare quando ti volta le spalle, quando è difficile; ma che poi, a starci troppo lontano ti manca l’aria e ne ricerchi le tracce nelle strade e nei volti per i quali l’hai lasciata. Quanto più me ne allontano, tanto più è violenta la spinta a tornarci.
Ho trascorso le vacanza con le mie amiche, tra nuotate in mare cristallino e serate movimentate, folli, giovani, divertenti e spensierate. Ho lasciato tutto alle mie spalle.
Credo di aver avuto un incontro magico. Ma solo il tempo mi dirà se è davvero così.
Ora come ora credo di aver bisogno di un regalo per convincermi a tornare alla mia vita di sempre.
E ai miei libri.
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