Pulcinella Filosofo di Napoli

person Autore: Macri list In: Storia di Napoli il: comment Commenti: 0 favorite Mi piace: 3663

Napoli ha avuto un grande filosofo, il suo nome è Pulcinella!”

ARTICOLO A CURA DI MINA GRASSO

 

Questo raccontava Libero Bovio a proposito della Maschera di Pulcinella, che sotto la sua penna diventava talvolta personaggio di teatro, talvolta protagonista di una canzone.

 Pulcinella è una delle maschere più famose della Commedia dell’Arte e rappresenta l’anima del Carnevale partenopeo, ormai da secoli.  Il suo personaggio è stato inventato a Napoli nel ‘600 ed ha acquisito su di sé tutti i simboli ed i significati del mondo popolare e contadino, portando in scena nei teatri italiani un repertorio ricco di gesti, riti, danze ed acrobazie tipici del codice gestuale partenopeo.

Esordio della maschera di Pulcinella

L’esordio ufficiale sulle scene della maschera di Pulcinella avviene precisamente nel 1609 nella commedia “La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella”, opera firmata da Silvio Fiorillo. Ma è probabile che il personaggio fosse comunque già presente nella tradizione teatrale partenopea. Forse, addirittura, già conosciuto ai tempi dei Romani e poi sparito con l’arrivo del Cristianesimo. Ricomparso poi nel ‘500 con la Commedia dell’Arte, per essere plasmato dalla fantasia degli attori.

Il costume bianco e nero – costituito da una maschera nera, pantaloni e casacca bianca come anche il cappello – è stato creato nell’800, dal drammaturgo e attore Antonio Petito, il maggiore autore e interprete di farse pulcinellesche.

I riferimenti storici del personaggio

Silvio Fiorillo per la creazione di questa maschera prese ispirazione da Puccio D’Aniello, contadino della città di Acerra, ritratto con un naso particolarmente appuntito e la faccia scurita dal sole di campagna.

È probabile che l’aspetto con cui siamo oggi abituati a vedere o ad immaginare Pulcinelladerivi dai disegni di Pier Leone Ghezzi, che lo rappresentava con la caratteristica maschera di colore nero, e poi dalla conseguente influenza come dicevamo dei costumi indossati da Antonio Petito nell’800.

Si è addirittura ipotizzato che la forma della Maschera di Pulcinella abbia in sé le caratteristiche somatiche che contraddistinguono il popolo dei vicoli: occhi incavati ed arcate sopracciliari fortemente pronunciate, tipiche degli abitanti dei fitti e chiusi microsistemi dei quartieri popolari della Napoli dell’epoca. Nel corso degli anni la Maschera di Pulcinella si è diffusa in tutta Italia, ed è diventata antagonista della maschera bergamasca di Arlecchino.

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Il teatro dei Burattini

Nel mondo del teatro dei burattini e delle marionette la Maschera di Pulcinella è la più amata. Qui Pulcinella non è più il servo contadino. Diventa emblema di irriverenza, ribellione e di forte vitalità. La sua particolarità è quella di riuscire alla fine ad irridere persino i potenti e a svelarne magagne e retroscena e nonostante le avversità, a trovare soluzioni fantasiose. Pulcinella sbeffeggiatore dei potenti, guarda sempre con ironia e scetticismo ai cambiamenti del mondo, smascherandone ogni volta la retorica delle sorti.

É pigro, ironico, opportunista, sfrontato e chiacchierone; per un piatto di maccheroni è disposto a rubare, mentire, imbrogliare e prendere a bastonate. É goffo, ma riesce sempre a sottrarsi alle prepotenze e all’avarizia dei ricchi.

Pulcinella celebra soprattutto il lato buono della Vita e tutti i sentimenti positivi che appartengono alla cultura partenopea.

Rappresenta l’uomo semplice che cerca di affrontare le difficoltà con leggerezza ma con determinazione, conservando l’entusiasmo, l’ironia e la voglia di farcela sempre.

Per questo dedichiamo a lui gran parte del nostro lavoro.

Conserva in sé un pizzico di fanciullezza, una dose di ingenuità nell’affrontare l’esistenza, una amalgama di tolleranza, spontaneità, arguzia e generosità.

É da questo percorso della Maschera nel tempo che nascono le nostre Maschere di Pulcinella, con il desiderio sempre crescente di preservarne la memoria. Alla Macrì  Maschere e Pulcinella prendono forma, reinterpretati dalle mani dei nostri maestri artigiani e secondo il design esclusivo MacrìSculture modellate come si faceva un tempo, rigorosamente artigianali. Sculture in terracotta, materia viva che consente di dare forma al racconto, espressione al pensiero, memoria alla storia della nostra terra, ispirati in particolare dalla cultura partenopea. La Maschera in terracotta di Macrì è una scultura modellata a mano, dipinta o smaltata in seconda cottura, realizzata con i materiali e le antiche tecniche del nostro territorio.
Essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male... il mantra di Macri Segni Creativi!

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Il “Segreto di Pulcinella”, come modo di dire.

“Noi sappiamo che loro sanno che noi sappiamo che loro sanno che noi sappiamo”.

Questo è un segreto che non è più tale, perché è ormai diventato di pubblico dominio nonostante i tentativi di tenerlo nascosto. Più in generale, ci troviamo di fronte ad un’ovvietà. L’origine specifica di questo modo di dire è incerta, anche se, sicuramente, nasce dalla Commedia dell’Arte: Pulcinella svela sempre i retroscena delle situazioni scottanti, e non è, quindi, un personaggio in grado di tenere un segreto a lungo.

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Canzone del 1912 – A SERENATA ‘E PULECENELLA / musica Enrico Cannio – testo Libero Bovio

Nel 1912 Libero Bovio trascrive il testo di una canzone, musicata da Enrico Cannio che racconta di un Pulcinella innamorato. Libero Bovio ed Enrico Cannio prendono spunto da una bellissima serenata composta da Domenico Cimarosa nella seconda metà del ‘700. Nella loro versione Pulcinella è un guappo che si innamora.

E stó aspettanno cu stu mandulino

E sto aspettando con questo mandolino 

ll’ora che, ‘a cielo, se ne trase ‘a luna.

l’ora che, dal cielo, entra la luna.

Mme só’ nascosto dint’a nu ciardino,

Mi sono nascosto dentro ad un giardino

pe’ nun ‘o ffá assapé

per non farlo sapere

ca só’ semp’io ca cerco scusa a te.

che sono sempre io che chiedo scusa a te

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